Atenei, il mercato bussa alla porta. Nascono Set e T-Connect.
Heos
Trieste / AREA Science Park. Regolamenti universitari, brevetti e spin-off ricerca.
Stato dell’arte e prospettive in Italia. Atenei, il mercato bussa alla porta
Il futuro si gioca sulla capacità più o meno elevata di un Paese di produrre innovazione. In questo contesto è necessaria una vera e propria rivoluzione culturale nel mondo della ricerca, a partire dagli Atenei. L’università italiana era fino a pochi anni or sono restia a coniugare la sua funzione culturale secolare con le esigenze del mercato, ed ancora oggi una fetta non indifferente del corpo docente guarda con sospetto alle spinte sempre maggiori a cui viene sottoposta per essere messa nelle condizioni di divenire un vero e proprio ente di sviluppo territoriale. C’è una forte componente dentro l’università che vede questa come una spinta che tradisce la vera università. L’università italiana è ancora abituata a guardare in modo privilegiato alla pubblicazione scientifica che, a tutt’oggi, è segno di prestigio per i ricercatori.
Ma la competizione mondiale impone di passare dalla pubblicazione ai brevetti, ed alla capacità di gestire il patrimonio rappresentato dai brevetti, di fare politica di business, mentre la nostra università non conosce il mondo dell’impresa e dell’industria. Il trasferimento tecnologico deve essere favorito con sistemi di incentivi di tipo legislativo e finanziario, ma anche con crescita una diversa cultura. Di tutto ciò si è parlato all’Area Science Park di Trieste, nel corso di un workshop che ha avuto per tema: “Dalla ricerca al mercato: sviluppare percorsi d’impresa” , nel quale sono stati premiati due giovani responsabili di imprese del settore informatico facenti parte del progetto “QUASI-E”, ovvero come creare imprese dalla ricerca: Giovanni C.Piani amministratore unico di SET Sistemi Evoluti per i Trasporti srl e Beatrice Pregarz, amministratore delegato di T-Connect srl. Queste due nuove imprese sono nate in AREA mettendo a frutto competenze e risultati maturati nelle Università del Friuli Venezia Giulia.
L’idea alla base di QUASI-E è stata quella di affiancare a gruppi di ricerca universitari (titolari di risultati di ricerca trasferibili al mercato) giovani laureati con uno spiccato senso imprenditoriale, definiti “Promoter”. Tutor di AREA ed esperti che operano nel mondo dell’industria e dell’economia hanno accompagnato i Promoter in tutto questo percorso. L’incontro è stato l’occasione di discutere dello stato della ricerca all’interno delle università italia- ne alla luce della recente legge 297/99, per la quale la proprietà del brevetto spetta ai ricercatori che ha posto gli Atenei di fronte a problemi mai prima d’ora affrontati. Alla tavola rotonda hanno partecipato: Giuseppe Conti , coordinatore Servizio brevetti del Politecnico di Milano, Giovanni Costa delegato ai Rapporti con le imprese e le istituzioni finanziarie dell’Università degli Studi di Padova, Alberto Felice De Toni, delegato al Trasferimento tecnologico dell’Università degli Studi di Udine, Renato Gennaro collaboratore del rettore per la ricerca nazionale e internazionale dell’Università degli Studi di Trieste, Magda Rezzolla dirigente responsabile rapporti Università-Imprese dell’Universitàdi Bologna, Sergio Rossetto direttore Scuola politecnica in economia e organizzazione del Politecnico di Torino e Giuliana Zotta direttore amministrativo SISSA.
Molte le argomentazioni di carattere tecnico, sociologico e culturale. Ci si aspetta troppo dal rinnovo dell’Università, è stato osservato, quasi fosse una formula magica per fare decollare la ricerca italiana e non ci si rende conto che i frutti in questo campo arrivano dopo periodi lunghi di investimenti che non danno alcun risultato immediato. Tutto ciò è difficilmente sostenibile in termini economici. Gli esperti chiamati al confronto si sono soffermati sullo stato degli uffici brevetto delle università che si stanno sviluppando in forma sempre più consona ai requisiti di cui abbisognano. Non sono mancate le osservazioni sulla necessità che siano gestiti da personale ad hoc, che possieda expertise (non è detto che un professore sia adatto a farlo) e sulla esigenza diffusa per tutti i docenti di avere nel proprio ateneo chi sappia diffondere cultura d’impresa. Il docente che fa ricerca chiede di essere assistito nel rapporto con le banche, nelle pratiche per l’ottenimento dei finanziamenti, nelle trattative con le imprese.
Per quanto riguarda il problema dei brevetti, è stato sottolineato che la recente normativa che premia l’inventore, va a scontrarsi con il ruolo dell’università di ente che gestisce fondi pubblici e che quindi è impossibilitato a fare ricerca su brevetti la cui titolarità per legge appartiene a “privati”.
Numerose le critiche piovute su questo provvedimento legislativo che stravolge il rapporto fra il dipendente e l’ente pubblico. I ricercatori, è stato osservato, dato che sono arrivati al brevetto sfruttando laboratori pubblici non possono essere classificati come autonomi. D’altra parte il singolo ricercatore non ha la forza di presentarsi da solo sul mercato.
Al momento il problema è risolto all’italiana con la cessione dei brevetti agli atenei da parte dei ricercatori, ed è attesa una legge che faccia chiarezza. In attesa, gli Atenei rimandano la stesura dei regolamenti in materia, che tutti si augurano siano “leggeri” in quanto gli spin-off vanno gestiti di volta in volta a seconda delle prospettive che offrono, così come di volta in volta l’Università dovrà valutare la convenienza o economica o strutturale di mantenere un rapporto con le aziende che avrà fatto nascere.
Un’interessante osservazione, infine, ha riguardato la vendita del brevetto che coerentemente ad atteggiamenti culturali di onestà intellettuale, dovrebbe essere accompagnata da una dichiarazione di utilizzo etico del brevetto stesso.
Silma